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Leuca, 13 agosto 03

La Torre degli Amanti a Leuca. Mario Calcagnile e Letizia Monosi.

É un romanzo ambientato nel '500. Gli autori hanno cercato di ricreare l'ambiente immaginandolo grazie ad una documentazione capillare e metodica. Nulla éstato lasciato al caso. Conoscenza dei luoghi, dell'animo umano, delle tradizioni ed una fantasia non comune sono i messaggi di questo romanzo che si legge d'un fiato. E scusate so é poco. Di solito si comincia a leggere un libro che dopo dieci pagine si affida al "lo leggero domani"

É la tragica storia di due amanti, Andres e Sveva, morti per mano dei marito di lei, capitan Diego. Un personaggio chiave nella storia éAngela, una popolana che evidenzia un non comune senso della vita ed é legata morbosamente alla sua castellana padrona.

Tutt'intorno un mondo di servitori, di scudieri e guardie dei corpo mentre una natura di eccezionale bellezza esplode grazie alla pittorica e severa arte di Letizia e Mario, due scrittori destinati ad avere successo.

Quando a scrivere un romanzo sono in due non si sa mai dove finiscano i meriti dell'uno e cominci la sagacia dell'altro. Alla fine, ma non sempre écosi perché mettere insieme due anime intelligenti non é cosa facile, si ha una proficua collaborazione che termina con l'apporto di entrambi in un solidale connubio, quasi una simbiosi della quale si giova il messaggio.

Non diremo mai che questo libretto non abbia difetti, sarebbe ingenuo. La prima stesura dei "Promessi Sposi" trovo' opportuno un risciacquo nell'Arno. Qui, pero', i meriti sono tanti che sembrano poca cosa quelle digressioni dispersive che anzi, alla fine, finiscono per rendere meno monotono il discorso. Il lettore ha necessita' di aguzzare la mente e gli occhi per seguire il filo.

Dicevamo di meriti, veramente tanti. Ma diciamo dell'abilíta' degli autori di incastonare le conoscenze dei luoghi e delle tradizioni, delle credenze popolari e delle sensazioni emotive che solo chi conosce questa terra puo'descrívere con la necessita' di una storia contenitore, inventata sul filo di narrazioni fantastiche e leggende popolari. Quasi un invito a profondere a piene mani per Mario Calcagnile e Letizia Monosi.

Un notevole sforzo. Non era facile coniugare Leuca con Santiago de Compostela, con Muro e S. Nicola, pirati illirici ed Arabi, senza il rischio di un guazzabuglio di immagini che finisce per confondere e stancare il lettore. Ed invece é venuto tutto cosi' naturale che il libro si legge tutto d'un fiato. Considedamolo un lavoro estivo, che si legge riparati da una canicola inclemente, sotto l'ombrellone, magari guardando la Torre degli amanti, tra evoluzioni di gabbiani ed una bevanda ristoratrice.

I meriti degli autori: nella bacheca di Mario Calcagnile troveremo certamente spazi e luoghi, quella finezza cesellatrice dei colore, come solo un artista dei suo calibro può avvertire. Le grotte, la grande costruzione di uno spazio nel quale calare una storia senza tempo, la conoscenza di tradizioni e paesaggi, un'ambientazione scenica sempre attuale e pur lontana nel tempo. Mirabile, a nostro avviso, é quell'abilita'descrittiva non solo dell'affimo umano ma anche e, soprattutto, dei tratti salienti dei personaggi che giustificano i moti dell'animo. Dietro alla descrizione dei volto di Ippazio e dell'aspetto dei capitano, dei pescatori e delle loro donne, c'é un travaglio di enorme ricerca che attrae non poco mentre le pagine sfIano sotto il dito di chi si accosta al romanzo "La torre degli amanti a Leuca".

Analisi della psiche, specialmente quella femminile é ascrivibile a Letizia Monosi. Solo una donna puo' avvertire certi fremiti, certe emozioni toccate a Sveva e perché no, anche ad Angela. Un bellissimo personaggio, quest'ultima. Se di Sveva, infatti, éfacíle immaginare le fattezze (una castellana bionda e smunta , occhi malinconici e perduti nel vuoto di una vita magari non voluta perché imposta) per Angela si fara' uno sforzo. É una popolana che ragiona con la mente che di popolano ha poco o nulla, conosce l'animo umano e ne sa comprendere i limiti, é legata alla sua padrona ma sa anche prendere iniziative. Far coincidere tanti interessi non sara' stato facile per gli autori.

Tutto questo calato in una severa ambientazione storica che non s'allontana dalla verita' neppure per escamotage. Molta invenzione in una reale condizione storicogeografica, puntuale ed a volte asfissiante. Ed équi il grande merito degli autori impegnati in una mirabile ricerca della verita' nel fantastico. E va pur detto che ci riescono in pieno.

La conoscenza dei luoghi é alla base dei romanzo. Solo chi ama Leuca, chi ne conosce le albe ed i tramonti, il pastoso silenzio dei pomeriggi assolati di scirocco, la brezza vivificatrice di tramontana, il profumo dei fiori dei giardini e la maestosita' di quella Torre che sfida il tempo e non l'incuria degli uomini, riesce a farti capire il messaggio di una natura mai matrigna.

Li cunti, le filastrocche, il dialetto inimitabile, soprattutto nelle inflessioni, fanno dei lavoro uno scrigno prezioso da cui trarre informazioni ed emozioni. Come dire un romanzo destinato ad avere fortuna. Siamo i primi a dire che andrebbe studiato nelle scuole di Leuca e dei paesi dell'hinteriand per trarre motivo di conoscenza che solo chi ha sofferto in questa gravosa ricerca poteva offrire. A Mario Calcagnile e Letizia Monosi l'invito é a non fermarsi a questa prima esperienza. Hanno molto da raccontare e da partecipare.

Oronzo Russo